La protesta degli agricoltori monopolizza l’attenzione dell’opinione pubblica, le ragioni della mobilitazione sono evidenti e sacrosante. La crisi del mondo produttivo, non solo quello agricolo, ma di tutte le
imprese, tuttavia, è altrettanto drammatica. Dal commercio arrivano segnali preoccupanti sulla chiusura degli esercizi ad un ritmo mai visto prima. L’industria, con l’ex Ilva e l’automotive con il caso Stellantis, sono due esempi evidenti, oltre ai dati sul calo della produzione industriale. Le Associazioni di categoria degli artigiani e le micro imprese ripetono da anni i loro guai, dalla mancanza di manodopera, ai costi delle materie prime. I professionisti autonomi delle partite Iva sottolineano le difficoltà, mentre quelle dei servizi alla persona, spiegano come la richiesta di lavoratori è sempre più alta ma i salari sono considerati al di sotto delle aspettative.
La crisi del mondo produttivo
Quella degli agricoltori è la punta dell’Iceberg di una situazione complessa che il Governo proverà a fronteggiare. Sappiamo tuttavia che le risorse sono poche e non basteranno i fondi del Piano nazionale di Ripresa per una svolta reale e concreta.
Se l’obiettivo è ridare spinta alla produttività – come è accaduto nel dopo guerra – è necessario puntare su iniziative corali, che coinvolgano l’intera nazionale, il vastissimo mondo delle imprese, e, sia chiamato a questo sforzo, non solo lo Stato ma anche le banche.
Un Patto per l’Italia
Serve un Patto per l’Italia, che produca un vero e tenace confronto con il mondo produttivo a cui vanno dedicate risorse, investimenti per l’innovazione e il lavoro, riduzioni delle tasse per chi assume, un taglio delle inutili e dispendiose burocrazie. Nel contempo è urgente chiamare a raccolta le banche che hanno avuto delle performance notevoli negli ultimi anni incamerando profitti e facendo felici gli azionisti. Nulla di male, perché anche il settore finanziario ha subito la crisi ma poi è riuscito a riprendere, grazie anche alle tutele, la strada della crescita.
Le banche siano per lo sviluppo
I due progetti, il Patto per l’Italia e il sostegno degli istituti di credito possono ridare fiducia a quanti hanno gettato la spugna o che pensano che fare impresa, sia solo un pessimo affare, che alla fine si rischia di perdere capitali e lavoro. Bisogna invertire questo declino non solo economico ma delle coscienze.
Essere “sfavoriti” per crescere
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo discorso programmatico di inizio legislatura, ha sottolineato parlando di sé stessa di essere stata una “sfavorita” che si è fatta largo in politica, (un mondo non certo facile), ottenendo primati dapprima inimmaginabili. Con la stessa determinazione e lungimiranza il premier Giorgia Meloni può dar vita al Patto per l’Italia. Sarà una spinta alla crescita, ma soprattutto si possono riprendere le redini di una nuova fase dell’economia. Dietro le imprese, che sia su un trattore, un banco commerciale o un laboratorio artigianale, ci sono milioni di storie singole di persone, di imprenditori, famiglie, di professionisti, che non possono e non devono sentirsi soli.
Creare un futuro migliore
Avere una visione di un futuro migliore, avere una mano tesa e una nuova via da intraprendere è la molla di una possibile crescita economia del Paese. Altrimenti saremo un po’ beffardamente costretti a brindare per i risultati straordinari del mondo della finanza e piangere, purtroppo, per i guai dell’economia reale.