Biden: “Difenderemo la democrazia”. Meloni: “Kiev come il Risorgimento italiano”. L’Occidente non si farà intimidire dagli autocrati

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Non potendo cantare vittoria, e con un pugno di mosche in mano, lo zar da aggressore si è travestito da aggredito. Ha propinato ai suoi un raccontino in cui non crede quasi nessuno anche nell’establishment russo: in questi anni l’Occidente avrebbe fatto di tutto per distruggere la Russia. Bel modo di rovinare un Paese quello scelto dall’Europa! Era diventata dipendente dal gas russo, aveva intensificato l’interscambio commerciale con Mosca, chiuso un occhio e mezzo sull’occupazione illegale della Crimea, sui massacri in Cecenia, sulle secessioni forzate di Ossezia e Abkhazia, sulle basi militari in Libia, sul protettorato di fatto del Cremlino sulla Siria, sull’asse di ferro con il regime criminale di Teheran. Questa “aggressione occidentale” sarebbe continuato così… se il 24 febbraio di un anno fa Putin non avesse preso la scellerata decisione di invadere l’Ucraina, nonostante i dubbi del capo dei suoi servizi segreti che lo zar umiliò pubblicamente.

Sperava di sbrigarsela in una settimana. Ha scoperto che il suo esercito è un norme gigante d’argilla, che gli ucraini sono un popolo eroico che non si arrende. Putin ha lanciato un guanto di sfida all’Occidente sicuro che anche stavolta Europa e Usa sarebbero rimasti a guardare mandando dei pannicelli caldi a Zelensky. Non è andata così

La Nato ha oggi due Paesi in più, l’Europa è unita più che mai, gli Usa sono tornati a fare il loro mestiere di difensori della libertà e della democrazia.

Ed è forse proprio questo che spaventa sia Putin che Xi: hanno entrambi paura che i loro comodi regimi dittatoriali possano essere contagiati dalla democrazia e cominciare a sgretolarsi facendo perdere loro il potere assoluto di cui dispongono allegramente.

Sono quindi le dittature che hanno dichiarato guerra all’Occidente non il contrario. E l’Occidente deve difendersi. Per farlo deve far di tutto affinché la guerra di liberazione dell’Ucraina abbia successo. Mosca avrebbe già battuto in ritirata se l’Europa non avesse continuato a comprare gas a prezzi abnormi dalla Russia per tutto il 2022 fornendo a Putin i capitali necessari. Ma ora questa pacchia è finita le finanze di Mosca sono in dissesto e fratture sempre più evidenti sono anche tra i potenti del Cremlino.

La presenza di Biden a Kiev e il vibrante discorso a Varsavia segnano una svolta irreversibile.

Dopo un anno di gradualismo negli aiuti militari ora è il momento di dare la spallata finale. Se si vuole la pace bisogna mettere l’Ucraina nella condizioni di poter trattare alla pari con Mosca. Altrimenti non sarà pace ma resa. Una vittoria anche parziale di Putin aprirebbe una falla pericolosa: dimostrerebbe il primato della forza sul diritto internazionale. Sarebbe l’inizio della fine, come lo fu negli anni bui nell’agosto del 1939 quando Stalin diede il via libera a Hitler per l’invasione della Polonia. Salvo poi a pentirsene quando ormai era troppo tardi.

La Cina deve fare i suoi calcoli. Se scende apertamente a fianco di Mosca segna la sua rottura irreversibile con quel mondo che ha consentito la sua uscita dalla povertà e la stessa legittimazione del gruppo di potere di Pechino. Putin è stato miope, ma la Cina sarebbe del tutto cieca.