L’Ue e l’Italia contro il decreto dei talebani che non permette alle donne di parlare in pubblico

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La Farnesina rilancia una dichiarazione dell’Alto rappresentante europeo

Il Ministero degli Esteri in una nota riporta che L’Unione europea si dichiara sconvolta di fronte al decreto recentemente emanato dai talebani, la cosiddetta Legge per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio. “Il decreto – spiega il Ministero italiano che si associa alla dichiarazione dell’Alto rappresentante per l’estero dell’Ue – conferma ed estende le severe restrizioni imposte dai talebani alla vita degli afghani, tra cui una serie di codici di abbigliamento, in particolare l’obbligo per le donne di coprirsi il corpo e il volto in pubblico. Il decreto impone inoltre che le voci delle donne non possano essere ascoltate in pubblico, il che di fatto priva le donne afghane del loro diritto fondamentale alla libertà di espressione. Il decreto estende ulteriormente il potere del cosiddetto Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, portandolo ad ottenere non più un ruolo meramente consultivo, ma un chiaro mandato per far rispettare il decreto. Tutto ciò, sommato alle restrizioni imposte, punibili ai sensi della legge talebana, rappresenta una violazione degli obblighi di legge e dei trattati sottoscritti dall’Afghanistan, compromettendo inoltre il diritto del popolo afghano a un giusto processo”.

Duro colpo ai diritti delle donne

La recente decisione rappresenta un altro duro colpo per i diritti delle donne e delle ragazze afghane, “una situazione che non possiamo tollerare”, scrive la Farnesina. “Esortiamo i talebani a porre fine a tali abusi sistematici e sistemici contro le donne e le ragazze afghane, che potrebbero configurarsi come persecuzione di genere, un crimine contro l’umanità ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, di cui l’Afghanistan è uno Stato firmatario”.

Ostacolo alla normalizzazione dei rapporti

Il decreto, spiega ancora il Ministero diretto da Antonio Tajani, crea inoltre un ulteriore ostacolo alla normalizzazione dei rapporti con la comunità internazionale e ad ottenere un riconoscimento da parte di quest’ultima, obiettivo a cui i talebani aspirano pubblicamente. Come affermato nella valutazione indipendente delle Nazioni Unite, recepita positivamente dalla Risoluzione 2721 (2023) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per ottenere tale eventuale riconoscimento, “i talebani dovrebbero infatti rispettare pienamente sia i loro obblighi nei confronti dei cittadini afghani sia gli obblighi internazionali assunti dall’Afghanistan”.