Il Governo continuerà, nel solco del mandato parlamentare del primo marzo, a sostenere anche con nuove cessioni di forniture militari l’Ucraina, ma lasciando aperti tutti i canali del dialogo. Draghi nella sua informativa al Senato evita di parlare esplicitamente di nuovi invii bellici, ma il messaggio è chiaro: ci muoveremo in conformità con le decisioni della Ue e del G7. Il Premier, in vista dei prossimi appuntamenti internazionali, a cominciare dal Consiglio europeo del 23-24 giugno prossimo, cerca il rinnovo del consenso parlamentare e lo incassa da quasi tutte le forze politiche, a partire da Pd, Italia Viva, Gruppo Misto, Forza Italia e Lega, più preoccupata delle ricadute economiche sugli italiani che delle strategie di guerra.
Tra le forze di maggioranza solo il Movimento 5 Stelle, intervenendo in Aula, sembrava in un primo momento non voler arretrare dalle posizione contrarie assunte nei giorni scorsi, confermando la necessità di sostituire la “diplomazia delle armi con le armi della diplomazia”. Alla fine, la sintesi è stata trovata, convergendo su un testo, condiviso anche dai Pentastellati e Leu, che parla fra l’altro di iniziative di de-escalation militare e maggiore coinvolgimento delle Camere.
I punti dirimenti della Risoluzione
La mediazione sul conflitto in Ucraina tra le forze che sostengono il governo Draghi è contenuta al punto 4 dei 10 che compongono la Risoluzione di maggioranza e su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Si tratta del passaggio che impegna il Governo: “a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari”.
Gli altri nove punti sostanzialmente impegnano l’esecutivo a: “esigere, insieme ai partner europei, dalle Autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica”, a “rafforzare l’impegno dell’Europa a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, attraverso ogni azione diplomatica utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale”.
Draghi ringrazia per il sostegno su decisioni etiche come la guerra
Draghi ha ringraziato il Parlamento per il sostegno che in certi frangenti così delicati diventa essenziale. Convergenza, ha detto il premier, è stata trovata sulla volontà di difendere la libertà e la democrazia in Ucraina, la sua candidatura a Paese membro della Ue, alle sanzioni alla Russia che stanno dando i loro frutti e che riporteranno Mosca al tavolo della trattativa, alla ricerca di vie diplomatiche verso la pace, ma anche sulla necessità di sostenere il potere di acquisto delle famiglie italiane.
Lacerazioni sempre più insanabili all’interno del Movimento 5s
La preoccupazione era che le divisioni e le lacerazioni del M5S ricadessero sul Governo e soprattutto sulla politica estera del Paese. “C’è stata – riferiscono fonti parlamentari – una puntuale e incessante attività di mediazione di tutti, a partire da Enrico Letta, per scongiurare un esito diverso”. Durissima la condanna di Renzi, Casini e Marcucci che hanno parlato da parte del Movimento di un inutile “teatrino” e “ammuina”.
Il nuovo progetto politico di Macron
Il Presidente del Consiglio ha anche parlato dei cambiamenti che si prospettano in Europa e del progetto che verrà presentato da Macron al prossimo consiglio di istituire una “Comunità politica europea”, che dovrebbe avere l’obiettivo di offrire una piattaforma di coordinamento per i paesi europei in tutto il continente rivolta ai Balcani occidentali, ai paesi associati al partenariato orientale, ai paesi dell’EFTA e a tutti gli altri paesi europei con i quali l’UE ha stretti rapporti.
Fratelli di Italia si astiene dal voto
Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza con 219 voti a favore e 20 i contrari, tra cui 13 parlamentari di Cal e 7 del gruppo Misto. 22 gli astenuti: 22 senatori di Fratelli di Italia, un parlamentare della Lega e un 5s. L’assemblea non ha approvato le altre quattro risoluzioni, a firma Crucioli, Fattori, Paragone e Ciriani, sulle quali il governo aveva espresso parere negativo.
Fonte foto: Sara Minelli – Imagoeconomica