Lo citiamo con un duplice motivo di orgoglio perché il saggista e politologo Ernesto Galli della Loggia non solo rende merito ad Alcide De Gasperi per la sua lungimirante visione politica ed istituzionale, ma ricorda l’ampiezza inclusiva del pensiero della Democrazia Cristiana e del suo fondatore. Noi che scriviamo sul giornale fondato da De Gasperi abbiamo letto con attenzione l’approfondimento di Galli della Loggia dal titolo: “In democrazia governare non è solo una questione di numeri”, apparso ieri sulle colonne del Corriere della Sera. Il politologo sottolinea un concetto: “Giorgia Meloni, per ora non ha seguito la strada tracciata da De Gasperi nel 1948”.
La forza di De Gasperi
La via seguita del leader Dc fu infatti ampia, libera da condizionamenti interni ed esterni al Paese e i pur pressanti vincoli di partito. Spalancava così per l’Italia una stagione completamente nuova rispetto non solo al regime fascista, ma anche rispetto la storia del Paese già dolorosamente provato da una dittatura e una guerra devastante da dove uscimmo da sconfitti. De Gasperi superò steccati e con convinzione apri le porte a forze provenienti da culture ed esperienze politiche diverse. Le sue capacità di guida e di mediazione, costituivano un punto di riferimento imprescindibile. Della Loggia osserva come seppe rinunciare anche al monopolio del potere da parte dei cattolici.
“Proprio perciò dopo la vittoria allo stesso De Gasperi fu possibile imporre — innanzi tutto al proprio partito — la scelta che si rivelò decisiva per il successivo mezzo secolo”. Lo stesso Governo era un esempio folgorante del cambiamento. Proponendo la nomina alla presidenza della Repubblica (Einaudi), a quella del Senato (Bonomi), ai ministeri allora decisivi più che mai degli Esteri e della Difesa (Sforza e Pacciardi) non già di “tecnici”, osserva il politologo, bensì di esponenti politici di primissimo piano non espressi dal proprio partito e con storie diversissime dalla Dc.
La Dc e l’apertura dei cattolici
Questo il punto decisivo. Il fondatore della Dc, riuscì a imprimere una doppia svolta un Governo fuori dalla fazione e nel contempo aprire le porte delle Democrazia Cristiana che si realizzò come un grande partito popolare. De Gasperi riuscì a superare le logiche anguste e sterili della fazione, per imporre il cambiamento è, come annota con grande franchezza, Della Loggia, come De Gasperi, “alla radicalità della svolta doveva corrispondere l’immagine e la realtà della massima ampiezza possibile nella ricerca del consenso”. La composizione del Governo era il fedele riflesso di questa svolta, quella di un Esecutivo chiamato a inaugurare la nuova fase della vita del Paese.
La fiducia in Giorgia Meloni
Oggi sappiamo che al Governo c’è una maggioranza di Centrodestra, nelle mani di una leadership forte e motivata del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il percorso dell’Esecutivo è sostenuto dal consenso ottenuto a settembre e confermato dalle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, il percorso tuttavia è ancora tutto in salita. Condizionato certo dagli scenari di guerra, dalle previsioni economiche non rosee, da scelte economiche impopolari – determinate da errori passati – come il necessario blocco del Superbonus fatto per salvare oggi i conti dello Stato. Il Governo quindi decide e segue una sua rotta.
Siamo, tuttavia, per molti versi vicino ad una “frattura profonda”. Una sensazione che attraversa buona parte dei cittadini – come la indicano le Associazioni del commercio – la sensazione è quella “di sfiducia”, di allarme per una società che sta cambiando dirigendosi verso qualcosa di irreale. Una sensazione di disagio che avvertiamo in molti modi, non ultimo anche la ridondanza mediatica rivolta ad aspetti di costume come il festival di Sanremo, o l’eccessivo clamore che si concede a fenomeni che appaiono così effimeri da essere dimenticati il giorno dopo. In altri versi il rischio che la politica corre è disancorarsi dalla realtà, inseguire contesti social e spesso privi di reali contenuti.
Molti elettori che hanno portato al successo il Centrodestra chiedono di tornare con i piedi per terra, di poter discutere di sanità, di lavoro, di pensioni, di sviluppo. Ben sapendo che nessuno ha una bacchetta magica. Il successo di consensi ricevuti da Giorgia Meloni è anche la richiesta di riportare il Paese nella realtà, a viverla consapevolezza e impegno. Per farlo bisogna saper coinvolgere personalità capaci di dialogare, sentire quel sentimento profondo delle persone che chiedono di essere ascoltate e legittimate che hanno scelto di dare forza ad una donna che ha saputo chiedere ed ottenere consensi. Ora serve Governare il cambiamento superando le “fazioni”, ed è l’arte più difficile.