Il governo “futurista” di Meloni. Per non tirare a campare

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Cosa ha in comune Giorgia Meloni con Giulio Andreotti? Il segno zodiacale del Capricorno: lei è nata il 15 di gennaio, lui nacque il 14. Ma la tempra è diversa. Andreotti, il 17 febbraio del 1991, quando guidava il suo ultimo Governo, rispondendo a Ciriaco De Mita che voleva le elezioni anticipate, sentenziò: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Meloni è di avviso contrario e lo ha fatto capire ieri spegnendo le candeline. Vuole andare avanti per 5 anni ma alle sue condizioni, senza vivacchiare, senza cedere alla tentazione di restare al potere per il potere, senza nulla concedere ai giochetti di Palazzo. Non c’è che dire. Davvero audace e lodevole proposito.

Perché, a parte rare eccezioni, quasi tutti i governi in Italia finiscono prima o poi per diventare vittime dei rituali tribali dei partiti che li sostengono. Anche quelli nati con ottime intenzioni e maggioranze di ferro, nel volgere di qualche mese sono sprofondati nelle sabbie mobili delle mediazioni infinite, degli sgambetti e dei ricatti dei partiti della coalizione con l’esito peggiore di tutti: il non-governo.

Insomma la lezione di una settantina di esecutivi in 77 anni di Repubblica è chiara: il Presidente del Consiglio deve temere più il fuoco amico della sua maggioranza che gli strali dell’opposizione.

Meloni lo sapeva, ma dopo al vicenda delle accise lo ha capito ancora meglio: la priorità per Berlusconi e Salvini è risollevare i loro partiti dal tonfo elettorale. Serve cavalcare temi populistici per ottenere questo risultato, anche andando contro la linea del Governo? E che problema c’è, loro non se ne fanno scrupolo.

Sul mancato taglio delle accise Meloni ha fatto una scelta realistica sicura di essere spalleggiata da Forza Italia e Lega che invece l’hanno lasciata sola alla mercé delle opposizioni.

La scena si ripeterà? Non si può escludere, visto che Meloni sta facendo di tutto per attuare una politica che non scassi i conti dello Stato e non ceda a richieste mirabolanti. Il messaggio di Berlusconi e Salvini è chiaro e ci sembra questo: ci teniamo la libertà di criticarti anche se non ti togliamo i voti che ti servono per andare avanti. Il messaggio di Meloni è ancora più chiaro: voglio governare seriamente e non farmi paralizzare da niente e da nessuno. Insomma non voglio tirare a campare…. Fatevi un po’ di conti pure voi