L’Italia non ha più lavoratori disponibili. Dall’agricoltura agli artigiani, dagli ospedali al turismo, passando per il commercio, l’edilizia, fino agli autotrasporti, per le Associazioni di categoria la carenza di manodopera qualificata, di professionisti, di lavoratori con in minimo di esperienza, è ora una emergenza nazionale.
Gli appelli al Parlamento e al Governo si moltiplicano. Ieri è stata la volta della Cna e della Confagricoltura. Mentre l’associazione dei medici e dirigenti ospedalieri rivela che entro il 2030 saranno in pensione 113 mila medici. Oggi i medici attivi in Italia sono in tutto 241mila ma con il 56% dell’età media che ha più di 55 anni.
Da questi pochi numeri si comprende come problemi serissimi oggi arrivati al pettine sono presenti in tutti i settori. “La mancanza di personale è la grande emergenza per il sistema produttivo”, spiega Dario Costantini presidente della Cna. “Semine, raccolte e lavorazioni seguono cicli naturali e non si possono rimandare”, evidenzia Massimiliano Giansanti, leader della Confagricoltura che osserva come la raccolta sia già compromessa per la carenza di braccianti.
Il confronto lavoro e previdenza
Domani a Palazzo Chigi si terrà il confronto su lavoro e previdenza, sarà una ripresa di trattativa dopo febbraio. Mesi in cui il Governo ha esitato a prendere una decisione per il micidiale effetto domino provocato dall’inflazione sulle famiglie e imprese. Il problema del lavoro e della previdenza, tema quest’ultimo all’ordine del giorno del prossimo vertice tra sindacati e ministro del lavoro Marina Calderone, e del dell’economia Giancarlo Giorgetti, sono strettamente connessi. Senza lavoratori e buste paga non ci sono versamenti previdenziali per far fronte ai costi in crescita degli assegni pensionistici.
Luglio ad esempio porterà una buona notizia per i pensionati con il valore delle minime più alte del 6,4% per gli ultra75enni e dell’1,5% per tutti gli altri, ma sarà un costo per l’Istituto di previdenza. Il Governo ad iniziare da domani (altri rinvii farebbero saltare il confronto) con i sindacati dovrà costruire una riforma che parta dai giovani. Si dovrà scongiurare quella “bomba sociale” evocata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni che sull’argomento ha indicato la linea. “Si lavorerà sul rafforzamento del sistema previdenziale, con particolare riguardo alle pensioni future. Dobbiamo garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale”.
Il piano-giovani del Governo
L’obiettivo dei leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, condiviso dai ministri Calderone e Giorgetti è dare il via libera al piano-giovani che preveda una “staffetta generazionale”. Il progetto potrà garantire riscatti della laurea ultra-agevolati, un’adeguata copertura previdenziale agli Under 35 con carriere discontinue e, in caso di fermo dal lavoro, lo Stato interviene con contribuzioni figurative. Una riforma che deve rispondere alla necessità di ripristinare il lavoro come valore non solo in termini di salari più alti e remunerativi ma assicurare alle future generazioni una previdenza soddisfacente.
Disponibili due milioni di posti
Noi auspichiamo che questo percorso venga intrapreso con determinazione. Che il Governo sostenga le imprese che vogliono assumere e formare i giovani. Non ci sono scorciatoie perché abbiamo di fronte un abisso: il drammatico calo demografico, giovani laureati in fuga verso Paesi europei dove possono trovare migliori condizioni, in più il triste primato europeo di avere giovani che non studiano e non lavorano.
Un vuoto che tradotto in cifre dagli Uffici stampa delle Associazioni di categoria, significa che 2 milioni di posti di lavoro sono disponibili ma difficili e in molti casi impossibili da coprire. Se Governo e sindacati riusciranno nell’impresa di trovare una strategia virtuosa e lungimirante ci saranno garanzie e tutele presenti e future, ci saranno più professionisti, tecnici e lavoratori specializzati. Altrimenti saremmo costretti a rassegnarci nel vedere solo i numeri di un drammatico scollamento sociale e milioni di nuovi poveri.