Bartolo Ciccardini e l’Italia dei partiti. A 10 anni dalla scomparsa di un protagonista Dc. Non basta il leader, necessario rafforzare il dibattito interno a più voci
La politica è sempre stata fatta solo dai leader con l’informazione esclusivamente concentrata su di loro, sulle loro mosse, discorsi fino alle abbondanti note di colore? Oppure la ‘leaderizzazione’ è il segno di un tramonto del ruolo dei partiti che non hanno più voce nella scena politica? Questo interrogativo sorge dal momento che vogliamo ricordare un nostro amico, Bartolo Ciccardini a 10 anni dalla sua morte, avvenuta a 86 anni, il 12 giugno del 2014. Marchigiano, esponente Dc, parlamentare, più volte sottosegretario di Stato, con incarichi di rilievo in particolare alla Difesa. E, ancora, giornalista e per un periodo direttore di questa testata. Quindi un amico e un rigoroso quanto fervente uomo politico che mise in campo una visione aperta, libera e umanistica del ruolo dei partiti in particolare nella sua area moderata e democristiana.
Partiti necessari alla politica
C’è un ricordo presentato da Flavia Piccoli Nardelli che è una sintesi del suo stile e impegno come: “testimone capace di ritrasferire alle giovani generazioni il senso alto della politica di cui è stato ricco quel primo periodo della storia repubblicana”. Quello che vogliamo cogliere oggi è questo aspetto oscurato, quello della partecipazione dei giovani in politica, per la loro formazione ed esperienza all’interno dei partiti che erano il luogo dove si sprigionavano quelle idee e quei progetti che sarebbero stati messi a confronto e dibattuti nella società. L’impegno personale era essenziale nello stabilire convergenze e realizzazioni per l’evoluzione della società italiana. Ciccardini aveva il talento e sottolineò già nella sua tesi di laurea la funzione dei partiti, il loro riconoscimento giuridico, i compiti e i loro doveri. Nei partiti si confrontava una classe dirigente memorabile. Nella Dc erano presenti esperienze di segno diversi: La Pira, Dossetti, Lazzati, Fanfani, Malfatti, e con loro, c’era un dialogo costruttivo con uomini di altre espressioni politiche, come ad esempio Baget Bozzo. Personalità con cui Ciccardini aveva condivisioni intellettuali e politiche.
Da sensibile e attento giornalista, curò per la Rai trasmissioni di grande successo. Aperto al sociale, vicino alle Acli, oltre agli incarichi di Governo, diresse tra il 1970 e il 1976, la Discussione, il settimanale dell’allora Democrazia Cristiana. Quindi propose in modo instancabile il dialogo con i partiti, che rappresentavano una delle strutture fondanti della società democratica italiana non in termini asfittici e di potere – come spesso si è voluto far credere- ma di libero consenso e di fattive realizzazioni.
Editoria e crescita del Paese
Oggi questo speciale rapporto tra cittadini e partecipazione alla vita del Paese è stato sostituito in modo precario dalle nuove tecnologie di comunicazione che come si sottolinea, sono troppo fugaci e deboli, per non dire contraddittorie e violente. Difficile far maturare un vero dibattito costruttivo se si seguono solo i “mi piaci”, e considerazioni che riempiono lo spazio talvolta di pochi minuti. La genesi di molte idee e progetti, invece. richiedono tempo e avveniva attraverso una editoria forte, pluralistica e ambiziosa. Dai mensili ai quotidiani, c’era un dibattito anche acceso dove i contenuti si sviluppavano ed erano preziosi per far crescere il Paese.
Nuovi volti, idee e stabilità
Se la società italiana ha oggi bisogno di una spinta e di nuova linfa politica, – sulla scia anche dai successi ottenuti dal Governo e dalla premier Giorgia Meloni, il G7 appena terminato ne è un esempio -, allora sarà necessario rilanciare con forme nuove la partecipazione nei partiti. Sono loro la garanzia di stabilità, con le loro nuove classi dirigenti, ci sarà l’impegno a far maturare un dialogo vivo e concreto. Bartolo Ciccardini, proveniva da Cerreto d’Esi un paese di poco più di 3 mila abitanti in provincia di Ancona. Senza un partito che gli avesse permesso di mettere a frutto le sue idee non avremmo avuto una personalità politica, così come per migliaia di protagonisti della vita politica nazionale, che solo attraverso i partiti hanno avuto modo di esprimersi e dare un aiuto alla Nazione. Un leader in politica è importante perché i cittadini vogliono un protagonista, ma l’architrave è nella presenza di tutti gli altri “attori” che danno stabilità ad un progetto di Governo durevole. Più confronto e impegno, più volti e idee sono promossi e più l’Italia ne trarrà un sicuro vantaggio.