Le opposte trazioni di Giorgia ed Elly

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Le due donne al comando renderanno il sistema politico più polarizzato o più centripeto?

Ci vorrebbe la mente e la penna del grande scienziato della politica Giovanni Sartori per descrivere questo passaggio importante della vita politica italiana.

L’impressione è che mentre Meloni è propensa a virare verso un’area moderata, Schlein voglia mettere la prua nel mare aperto della sinistra dura e pura. Quale sarà il risultato di queste opposte trazioni di Giorgia ed Elly? Probabilmente l’area moderata-riformista che finora guardava a sinistra si sposterà verso il Terzo Polo, mentre l’area moderata-conservatrice si affiderà a Meloni. Se sarà così il M5S e la Lega salviniana finiranno per ritrovarsi insieme in quella zona populistico-demagogica già sperimentata. Salvini e Conte di nuovo insieme? Sarebbe una bella beffa per entrambi.

L’avvento della giovane leader ai vertici di un Pd boccheggiante segna una svolta non solo di genere e generazionale per un partito che negli ultimi anni è stato vecchio nello stile e nel linguaggio, privo di una precisa strategia.

Barra a sinistra

Dal 2013 il Pd ha perso voti a destra, a sinistra e al centro. Il suo zoccolo duro è precipitato, assestandosi intorno ad un realistico 13-15%: sono quelli che, per ora, voterebbero comunque per questo partito. Non è poco, ma è una soglia che potrebbe frantumarsi irrimediabilmente se il partito di dimostrasse irrilevante e dilaniato da contrasti interni.

Schlein ha il piglio giusto per tentare di riprendere saldamente il timone. Ha tuonato contro i capibastone e speriamo che, dopo il tuono, arrivi un’abbondante pioggia che spazzi via le repubbliche autonome delle correnti. La direzione di marcia indicata da Schlein è chiara: si va a sinistra, punto e basta. Il tentativo è quello di assottigliare e spiazzare il M5S, riassorbire le varie diaspore del Pd ed presentarsi non come perno di un “campo largo” ma come polo della sola sinistra. Insomma Schlein punta a polarizzare il gioco politico, un’operazione centrifuga.

Meloni, non solo destra

Giorgia Meloni si trova nella condizione opposta. Intanto lei guida il Governo e non può permettersi licenze poetiche estremiste, a meno che non voglia copiare il disastroso populismo dell’asse Di Maio-Salvini del 2018…Ma non pare che sia così. Mentre Schlein eredita un partito in declino, Meloni ha portato al successo una formazione che dal 4% in pochi anni è arrivata intorno al 30%. Non sono tutti voti della destra dura e pura come dimostra l’analisi dei flussi elettorali. Per Meloni hanno votato perfino alcuni di sinistra…

Se, quindi il presidente del Consiglio vuole tenersi stretto questo inaspettato 30% non può fare una politica di destra-destra e non può presentarsi con i soli tratti identitari forti con sui si è proposta negli ultimi 5 anni.

Deve essere ed apparire inclusiva e quindi provare a dimostrare che una leader di destra sa governare senza spaventare una parte importante dell’area moderata. Essa ha due anime, una conservatrice e un’altra riformista. Sommate sono maggioranza nel Paese, anche se non trovano un condominio stabile come fu quello della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati della Prima Repubblica.

Salvini-Conte destino comune?

Quale sarà il risultato di queste opposte trazioni di Giorgia ed Elly? Difficile fare previsioni. Probabilmente l’area moderata-riformista che finora guardava a sinistra si sposterà verso il Terzo Polo, mentre l’area moderata-conservatrice si affiderà a Meloni. Se sarà così il M5S la Lega salviniana finiranno per ritrovarsi insieme in quella n zona populistico-demagogica dove si trovano a loro agio. Salvini e Conte di nuovo insieme? Sarebbe una bella beffa per entrambi.