L’attenzione del presidente Giorgia Meloni è concentrata su come fronteggiare l’inflazione ed evitare che la recessione blocchi la crescita e il benessere conquistati negli anni. Un lavoro complesso per qualunque Governo e ancor di più per il Centrodestra che ha subito molti pregiudizi ideologici ingiustificati. Su un tema il premier sta mostrando una particolare attenzione. Ha indicato un “Piano Mattei per l’Africa” perché può essere per il nostro Paese un impegno positivo per nuove relazioni diplomatiche, commerciali ed energetiche.
Poco lavoro troppi pensionati
Tra i problemi che Governo eredità da quelli passati, c’è la riforma previdenziale. Un progetto dai costi elevati, con una spesa pensionistica destinata a crescere per un Paese che invecchia, che poggia economicamente su un numero ristretto di lavoratori e di un tessuto produttivo fatto per lo più di piccole imprese.
Con una forza lavoro molto al di sotto delle sue potenzialità. Basta ricordare che in Europa lavora in media il 52-53% della popolazione residente, in Italia meno del 38%.
Il “Secolo Africano”
Questa premessa è necessaria per introdurre una notizia che vogliamo approfondire che riteniamo epocale ed utile per l’Italia. Ieri il quotidiano economico il Sole 24 Ore titolava, – in riferimento ad uno studio e ad un convegno -, che siamo di fronte a “Il Secolo Africano” con una puntualizzazione: “La sua forza-lavoro quadruplicherà da qui al 2100, ma già oggi le sue grandi aziende crescono più velocemente dei competitor internazionali”. L’Africa quindi pur stretta tra ingerenze straniere, pregiudizi e instabilità geopolitiche, è destinata a essere la frontiera del futuro. Ne abbiamo visto un assaggio con la brillante esibizione ai mondiali di Calcio dei giocatori del Marocco, squadra che ha dimostrato di essere all’altezza degli standard di gioco europei. Abbiamo anche visto che i tifosi del Marocco al pari di quelli giapponesi hanno ripulito spalti e strade dove hanno festeggiato. Una prova magari ad uso e consumo delle telecamere, tuttavia, sono anni che noi ci concentriamo solo sugli sbarchi di immigrati, rifugiati e clandestini. Abbiamo una visione dell’Africa come continente alla deriva affetta da mali storici. Certo ci sono tensioni e guerre come in Etiopia e atti disumani come il trattamento riservato in Libia ai profughi come sottolinea Amnesty, ma c’è anche un’altra Africa che cresce. È l’Africa di cui dobbiamo interessarci e confrontarci in modo da rafforzare relazioni, scambi economici, commerciali e culturali. L’Italia ha avuto nel passato questo ruolo e impegno. Dobbiamo rafforzarlo.
Il premier: il “piano per l’Africa”
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il premier Giorgia Meloni oltre alle iniziative di contrasto all’immigrazione clandestina, credono in nuove relazioni con molti paesi africani. Il presidente del Consiglio, parlando nel discorso di insediamento alla Camera ha annunciato “un piano Mattei per l’Africa”. Non è solo il riconoscimento al grande personaggio che è stato alla guida prima di Agip, e fondatore poi dell’Eni. Il coraggioso imprenditore e uomo chiave della politica energetica Italiana del dopoguerra e gli anni del boom, o per quello che Enrico Mattei ha rappresentato per l’Italia. La sua capacità di gestire un bene pubblico, la visione industriale, sociale e internazionale che hanno dato forza sl nostro Paese. La proposta di Giorgia Meloni si spinge verso il futuro di nuove relazioni ed è un progetto pienamente condivisibile. “Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane”, ha indicato il premier, “anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”.
Ruolo chiave nel Mediterraneo
Una idea importante che ci permette di riattivare un ruolo e una visione diversa dell’Africa e delle sue enormi potenzialità. Ne gioverebbe il nostro sistema di relazioni diplomatiche, gli scambi, l’industria e l’economia.
Con l’Africa siano una nazione frontaliera, la collaborazione e gli interessi possono essere declinati in tanti modi, anche nel campo della sicurezza nel Mediterraneo. Il mondo è l’Africa stanno cambiando, lo vediamo anche da come l’America parli oggi di una partnership “genuina” fra Washington e l’Africa. Con l’obiettivo di recuperare il ritardo accumulato negli anni rispetto a due dei suoi avversari Cina e Russia. Gli Stati Uniti di Joe Biden stanno cercando di rinsaldare i legami con l’Africa, ed è la ragione del summit tenuto il 14 e 15 dicembre a Washington con la partecipazione di 49 tra capi di stato e di governo del Continente.
L’Italia sia protagonista
Che l’Italia possa rientrare in gioco in questa nuova visione del Mediterraneo non è solo augurabile, ma è strategico per il nostro futuro. Ad iniziare dagli accordi sulle fonti energetiche, e sulle materie prime. Per essere all’altezza di questo confronto dovremmo dedicare più attenzione, spazio politico e istituzionale a questo nuovo tema. In altri versi finirla di parlare di Reddito di cittadinanza, di persone da assistere da 18 a 60 anni. Di giovani che hanno già deciso di incrociare le braccia. Per dirla con le riflessioni di Alberto Brambilla, presidente del Centro studi di “Itinerari previdenziali”. “Siamo primi assoluti in Europa per i Neet, giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione: stiamo parlando di oltre 3 milioni di individui, il 25,1% dei giovani italiani”. Questa la situazione in cui ci siamo impantanati. Dobbiamo riprendere la strada dello sviluppo, del lavoro, degli accordi dì partnership con Paesi del Mediterraneo. Non vorremmo un giorno svegliarci con barconi con sopra persone in cerca di lavoro che partano dalle nostre coste per dirigersi verso l’Africa, alla ricerca di miglior fortuna.