Sarebbe un miracolo. Un segnale di rispetto al Parlamento. Approvare, almeno alla Camera, la legge di Bilancio senza ricorrere al solito maxi-emendamento dell’ultimo minuto formato da un articolo e centinaia di illeggibili commi, su cui il Governo impone la questione di fiducia. Da anni, purtroppo, succede così e il Parlamento ne subisce un’intollerabile umiliazione. Riuscirà Giorgia Meloni a dare un segnale diverso, pur nelle ristrettezze dei tempi, dovute alle elezioni avvenute a fine settembre? L’impresa non è impossibile.
Sarà la cartina di tornasole della capacità di leadership della Presidente del Consiglio rispetto ai due alleati minori, Lega e Forza Italia, che sgomitano per poter mettere bandierine identitarie e non fare figuracce con i loro elettori cui avevano promesso la qualunque. In campagna elettorale Meloni aveva richiamato tutti alla moderazione, ben consapevole che la coperta dei conti è cortissima a causa soprattutto dell’inflazione e degli alti costi dell’energia che devono essere alleggeriti per famiglie e imprese.
Finora Meloni ha tenuto bene la barra del timone e l’Europa gliene ha dato atto. Contrariamente anche a quello che parte dell’opposizione ritiene, Meloni non ha alcuna voglia di andare in rotta di collisione con Bruxelles. L’Italia avrebbe solo da rimetterci.
Dare una prova di serietà e di rigore economico -che probabilmente in Europa neanche si aspettavano- è il modo migliore per acquisire più credibilità e peso politico per le future battaglie che l’Italia dovrà condurre, non da Cenerentola o pecora nera, ma da protagonista della costruzione europea.
I ritocchi necessari al Next Generation Eu, resi necessari dall’inflazione; l’inderogabile modifica del Patto di stabilità; la riaffermazione di una politica economica espansiva dell’Unione, basata su un Bilancio dei 27 degno di questo nome, anche con debito comune: sono tutte battaglie che l’Italia potrà affrontare contando soprattutto sulla Francia e la Spagna per far ragionare Berlino e i suoi accoliti austriaci e olandesi. Ma per farlo, l’Italia non deve essere attaccabile.
Ben venga dunque una Legge di Bilancio che tenga i conti in ordine e non mini alle radici gli equilibri finanziari futuri promettendo spese aggiuntive e tagli di tasse sproporzionati alle reali possibilità della nostra economia. Che è andata benissimo negli ultimi due anni (oltre il 10%) e proprio per questo non va scassata per accontentare clientele.
Meloni convinca la sua maggioranza a stare con i pedi per terra, a non alzare barricate sugli emendamenti. Accetti di far votare articolo per articolo la Legge di Bilancio, evitando il “prendere o lasciare” del voto di fiducia. Sarà una prova di maturità politica e di saggezza che gioverà alla credibilità di questo Governo e ridarà prestigio ad un Parlamento ridotto ad eseguire ordini altrui.