A fine giugno sono stati pubblicati contemporaneamente l’European Drug Report 2023 realizzato dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT) e il World Drug Report, il rapporto annuale sullo stato dell’arte degli stupefacenti nel mondo ad opera dell’Onu. Entrambi contengono le medesime stime: non ci sono risultati significativi nel contrasto all’uso e al traffico di sostanze illecite, la cui disponibilità e la diversificazione nell’anno 2022 è addirittura aumentata. Le sostanze usate vanno dai tradizionali oppioidi a quelle stimolanti, ai nuovi prodotti a base di Cannabis e alle sostanze dissociative come ketamina, LSD, funghi allucinogeni, senza contare le 41 Nuove Sostanze Psicoattive rilevate nell’anno passato. Ad oggi secondo l’Osservatorio Europeo in tutto sono circa 930 le sostanze con proprietà allucinogene, anestetiche, dissociative o depressive monitorate.
Nel 2021 sono morte per overdose 500.000 persone nel mondo
In particolare il rapporto Onu ha rivelato un aumento del consumo di droga a livello globale, alimentato da un traffico illecito sempre più agile e favorito dalla crisi pandemica, climatica, migratoria e dai conflitti armati. I dati raccolti nel 2021 denunciano un aumento del 23% di persone che fanno uso di sostanze illecite, coinvolgendo oltre 296 milioni di individui, pari al 5,8% della popolazione mondiale. I disturbi da uso smodato di droghe sono cresciuti del 45% negli ultimi dieci anni, interessando 39,5 milioni di persone patologicamente affette. Sempre nel 2021, il 5,8% della popolazione mondiale ha fatto uso di droghe, registrando un aumento del 23% rispetto a 10 anni prima e si stima che circa 500.000 persone siano decedute per overdose o altre ragioni legate all’uso di stupefacenti. La cannabis resta quella più utilizzata, con circa 219 milioni di consumatori. Altre sostanze come anfetamine, cocaina, ecstasy sono più ricercate dagli adolescenti.
Più cure e meno repressione
L’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha esortato i Governi a riformare urgentemente le politiche sulle droghe più nella direzione del sostegno terapeutico piuttosto che di azioni punitive. Le analisi sottolineano l’inefficacia della politica repressiva e di come la domanda di trattamenti per i disturbi correlati all’uso di droghe sia ancora largamente insoddisfatta. In molti Paesi del mondo solo una persona su cinque ha accesso a strutture e trattamenti sanitari adeguati e la mancanza di investimenti nella salute pubblica e nella prevenzione ha lasciato indietro numerose persone che necessitano di cure. Vengono messe in luce anche le disuguaglianze sociali ed economiche, centrali nelle sfide legate alla droga. Inoltre, l’approccio inadeguato delle istituzioni ha portato a devastanti conseguenze ambientali, violazioni dei diritti civili e delle libertà fondamentali. Ad esempio, l’incapacità di gestire il traffico di droga nell’area di confine tra Brasile, Colombia e Perù ha favorito attività criminali come il disboscamento e il traffico di animali selvatici, che minacciano l’ambiente della foresta Amazzonica e le comunità indigene.
Pena di morte per i consumatori di droghe nei Paesi dell’Islam
Nonostante una sessione speciale dell’Assemblea generale dell’ONU nel 2016 abbia enfatizzato il rispetto dei diritti umani nelle politiche di controllo degli stupefacenti, il World Drug Report denuncia come ancora oggi molte di queste politiche violino diritti civili, economici, politici, sociali e culturali. Il tasso di incarcerazione per reati legati alle droghe è, infatti, aumentato del 20%, in Italia addirittura del 30%. In alcune Nazioni a prevalenza islamica l’uso personale di droghe è punito con la pena di morte.