Il Premier, in visita in Cina, scrive alla von der Leyen: “Sulla libertà d’informazione fake news contro il governo”
Il viaggio istituzionale del Primo Ministro Giorgia Meloni a Pechino, iniziato ufficialmente ieri con la sua partecipazione al Business Forum Italia-Cina all’interno della Grande Sala del Popolo, a due passi da piazza Tienanmen, è nato con il grande l’obiettivo di consolidare e rilanciare le relazioni tra i due Paesi dopo che l’Italia ha lasciato nello scorso dicembre il nuovo programma della Via della Seta firmato nel 2019 dall’allora governo Conte e molto ‘sponsorizzato’ dal Presidente Xi Jinping.
Affiancato dal Premier Li Qiang, ieri il Primo Ministro ha esaltato l’ampia partecipazione all’evento come segno tangibile dell’interesse comune a potenziare le relazioni bilaterali. Il 2024, inoltre, segna il ventesimo anniversario del partenariato strategico tra Italia e Cina: “Dobbiamo riflettere su quello che ha funzionato e su quello che non ha funzionato, rendere le relazioni commerciali sempre più eque e vantaggiose per tutti”, le parole di Meloni che però ha colto l’occasione per mettere le cose in chiaro: “La nostra Nazione resta desiderosa di cooperare, ma è fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente collaborativi giocando secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità. Perché se vogliamo un mercato libero, quel mercato deve essere anche equo”.
Strategia condivisa
Meloni dunque ha sottolineato l’importanza di una strategia condivisa nei rapporti economici e commerciali con la Cina per preservare la pace e la stabilità globale, una strategia basata su decisioni che non ci danneggino l’un l’altro e seguano alcuni principi di base”, ha affermato Meloni, rivolgendo un appello alla collaborazione internazionale.
Il Presidente del Consiglio ha poi delineato un percorso chiaro per promuovere la competitività delle economie nazionali, rendendo le catene di produzione e approvvigionamento più resilienti agli shock, “in grado di generare innovazioni tecnologiche senza perdere capacità manifatturiera”.
Un altro punto cruciale del discorso di Meloni è stato l’importanza di liberare il potenziale del settore privato: “È fondamentale agevolare una crescita sana al riparo da sostegni distorsivi della concorrenza”.
La firma del memorandum
Primo passo significativo ‘portato a casa’, la firma tra i due Paesi di un memorandum che si colloca nel ‘Partenariato strategico globale’ avviato nel 2004 e che delinea meccanismi per rafforzare e rilanciare la cooperazione in molteplici ambiti di comune interesse. Tra questi, commercio, investimenti, tutela della proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, agricoltura e sicurezza alimentare, ricerca e formazione, ambiente, cultura e turismo, e contrasto della criminalità organizzata. Uno degli accordi più rilevanti firmati riguarda il settore delle macchine elettriche e delle energie rinnovabili. Il Memorandum di collaborazione industriale, siglato tra il Ministero dello Sviluppo Economico italiano e il Ministero dell’Industria della Repubblica Popolare Cinese, mira a rafforzare la cooperazione industriale attraverso scambi di visite, maggiore condivisione di informazioni sulle rispettive politiche, regolamenti e standard tecnici, organizzazione di conferenze congiunte e reciproco sostegno alle aziende.
Un altro accordo significativo è il Protocollo d’intesa in materia di Indicazioni geografiche dei prodotti agricoli e alimentari, volto a favorire il dialogo tra il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e l’Amministrazione nazionale cinese della proprietà intellettuale: il tutto prevede uno lo scambio di informazioni, la pubblicazione dei rispettivi elenchi di Indicazioni geografiche e l’organizzazione di eventi e attività formative.
La giornata di oggi sarà quella più importante della missione Meloni in Cina: appuntamento alla Diaoyutai State House alla presenza del Presidente della Repubblica cinese Xi Jinping.
La lettera alla Von der Leyen
Ma la giornata di ieri di Meloni è stata anche contraddistinta da una lettera che ha indirizzato alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e con la quale ha criticato duramente alcuni articoli giornalistici riguardanti la ‘Relazione annuale sullo stato di diritto’ dell’Unione europea. Il Premier ha definito tali articoli come “attacchi maldestri e pretestuosi”, accusando i media di diffondere fake news che inquinano il dibattito pubblico in Europa. Nel mirino del Premier ci sono coloro che sostengono che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento alla libertà di informazione e al servizio pubblico radiotelevisivo: “Riguardo al fatto che il cambiamento della linea editoriale della Rai avrebbe determinato le dimissioni di diversi giornalisti e conduttori, è di tutta evidenza, anche in ragione di quanto espresso in precedenza, che si tratti di una dinamica che in ogni caso non può essere imputata all’attuale governo. Nel merito, diversi esperti del campo affermano che i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato; alcuni di questi conduttori hanno lasciato la Rai prima dell’arrivo del nuovo Amministratore delegato ed altri hanno deciso di percorrere nuove esperienze professionali o editoriali, pur avendo l’azienda confermato i loro spazi di presenza nei palinsesti”.
Il premier: nessuna violazione
Ancora più strumentale appare la critica, per Meloni, in base alla quale la Rai avrebbe violato le regole della par condicio in favore della maggioranza di governo durante le ultime consultazioni per l’elezione dei membri del Parlamento europeo. “A ridosso delle elezioni europee del 2024, la Commissione parlamentare Vigilanza Rai”, sottolinea il premier, “nell’esercizio delle sue prerogative, ha adottato una delibera – dichiarata peraltro dall’Agcom conforme alla disciplina vigente in materia – che prevedeva l’esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali. Non si tratta di una novità. Infatti, sempre, durante ogni passata competizione elettorale, tutti i governi in carica hanno potuto legittimamente continuare a informare i cittadini sulla loro attività, senza che l’informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente. Viene da chiedersi”, concl Giorgia Meloni, “perché questo principio, che si è sempre reputato valido in passato, non debba valere per l’attuale governo”.