Poche nascite. Papa Francesco “vera emergenza sociale”. Appello di Mattarella ai doveri costituzionali

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“La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo saluto alla seconda edizione degli Stati Generali della Natalità, proseguendo: “C’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente. È quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo”. Il Pontefice allude a quella povertà generativa, che sta caratterizzando gli ultimi anni, da parte di chi è costretto alla rassegnazione di riuscire a mettere al mondo vite per prendersene cura e di sognare in grande. Il Papa, però, non si rivolge solo ai molti giovani che faticano a concretizzare il loro sogno familiare, piuttosto a chi guarda il problema della denatalità con un atteggiamento miope. “Le cose possono cambiare – dice Bergoglio –  andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici e ci si impegna insieme”.

La pandemia ha peggiorato la situazione

A pesare sulla kermesse è l’ombra lunga dei dati Istat, che oltre a registrare squilibri sempre più accentuati nel saldo naturale tra nuove nascite e numeri di decessi, prevede che nel 2050 si rischino 5 milioni di italiani in meno. La diminuzione della natalità deve essere visto come un segnale di difficoltà. Favorire la “famiglia e l’adempimento dei relativi compiti” è prescritto dall’art.31 della Costituzione, ricorda il Presidente Mattarella, “che ci richiama, conseguentemente, alla tutela della maternità, dell’infanzia e della gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Per il Capo dello Stato, la denatalità è “un fenomeno accentuatosi con la pandemia e che ha generato nuove disuguaglianze e una diffusa precarietà che scoraggia i giovani nella costruzione di una famiglia. Le azioni previste nell’ambito della legge delega 32/2022, recentemente approvata dal Parlamento, meritano di essere rapidamente rese esecutive, per contribuire alla ripartenza del Paese”.

Maggiore impegno per l’istituto della conciliazione a supporto delle donne

Mattarella ha poi ricordato le troppe difficoltà che le donne debbono ancora affrontare per raggiungere una piena parità. “Un apporto essenziale può venire dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. È questione che interpella anche le imprese e la loro funzione sociale. Non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità. Le politiche per la famiglia sono un contributo essenziale allo sviluppo” del Paese.

Nel 2050 le nascite annue potrebbero ridursi a 298 mila unità

Se non verranno avviate misure strutturali per invertire il trend, tra circa 30 anni solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20-66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%), ha fatto presente il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blandiardo.