Oggi è Natale, una festa unica, speciale, la più sentita da noi cattolici e cristiani, perché unisce l’attesa, il venire alla luce di una nuova vita e la speranza per il futuro. Ho letto con grande attenzione l’intervista apparsa sul Corriere della Sera, l’antivigilia di Natale, al cardinale, Gianfranco Ravasi a firma di Walter Veltroni, dal titolo: “Natale non è solo regali. Il nemico da sconfiggere oggi è la solitudine”. Alle domande di Veltroni un succedersi di risposte e riflessioni tutte condivisibili non solo per la ricchezza dei temi, ma per la loro grande attualità. La povertà, la sofferenza, la solitudine intesa come emarginazione, la guerra, la costruzione difficile ma necessaria della pace. C’è una richiesta, una sollecitazione di impegno verso le persone a comprendere e “leggere in profondità dentro le cose”, e la realtà.
Una intervista che mi auguro possa rimanere scolpita nell’animo di chi ha avuto occasione di leggerla.
Il confronto utile al Paese
Siamo quindi in un momento di particolare difficoltà. Lo siamo perché ci sentiamo assediati da un mondo incupito che preferisce la violenza al dialogo, che sceglie l’aggressione alla pace, che colpisce le persone deboli, quelle indifese e le donne. Non possiamo però rassegnarci o voltarci dall’altra parte. Dobbiamo cercare di capire e soprattutto dialogare e, come indica Ravasi, evitare la “chiacchiera” il “futile”, e promuovere, “la relazione autentica con sé stessi e con gli altri come antidoto alla solitudine”. Abbiamo avuto in Italia due tradizioni politiche quella della Dc e del Pci che sapevano ben interpretare lo stato d’animo del Paese. Stagioni passate ma che potrebbero insegnare molto ancora oggi. In particolare l’impegno e la “sacralità” del confronto istituzionale, delle scelte economiche e sociali da attuare per il bene e lo sviluppo dell’Italia. Ricordo che anche leader di destra e di sinistra, proprio in questi giorni si incontravano in paesi e in borghi pittoreschi per mettere da parte i contrasti ideologici e discutere faccia faccia i progetti da realizzare per lo sviluppo del Paese. Molto è stato fatto con quel metodo che aveva come fondamenta il rispetto dell’avversario e delle proposte che ne che scaturivano.
Prudenza ma ora riforme
Tornando all’oggi bisogna annotare che è stata votata la prima Manovra finanziaria del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un Bilancio discusso tra le ristrettezze dei tempi materiali e di quelle economiche. Le difficoltà, le incognite, le tensioni generate dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina, i prezzi dell’energia schizzati in alto, il balzo dell’inflazione. Tutto questo ha generato quella Finanziaria definita del ministro Giancarlo Giorgetti e dal premier Meloni, “Prudente e responsabile”. Non abbiamo dubbi che ci sia stato uno sforzo e una valutazione generale sulle scelte attutate. Il far quadrare le aspettative sui conti, la consapevolezza dell’esame dell’Unione, che le richieste dei gruppi parlamentari erano tante e impossibile da esaudire tutte. In altri versi si è scelta la via stretta delle priorità e delle scadenze ravvicinate, abbozzando per ora le riforme, come quelle sulla previdenza, o sul RdC. Così come le attese norme sul Pos e sul fisco, che sono rimaste sospese. Inoltre l’iter della Manovra ha subito inciampi tecnici e politici, che potevano essere evitati. Comprendiamo le osservazioni del presidente del consiglio quando parla di “rodaggio”.
Nei prossimi mesi vedremo se ci sarà l’auspicata e annunciata svolta, se le riforme saranno messe a punto, se saranno all’altezza delle aspettative del Paese.
Serve futuro e visione
Noi ci crediamo, sappiano l’impegno, la tenacia e la forza di volontà del presidente Giorgia Meloni, che non si arrenderà davanti alle difficoltà. L’obiettivo come il premier ha più volte rimarcato è fare crescere l’Italia. Noi aggiungiamo che ci sia una concreta visione sul futuro. Una visione che abbia una gittata di anni, che sappia guardare e progettare l’Italia del domani. Dobbiamo essere competitivi e non rassegnati. Dobbiamo valorizzare sul piano internazionale le nostre eccellenze, dalla moda all’agroalimentare, e non cullarci sugli allori. Questo impegno va preso in particolare verso le piccole imprese. Il presidente Meloni conosce bene gli sforzi delle Associazioni di categoria nel dare manforte alle loro realtà produttive. Sono le piccole realtà che fanno dell’Italia un grande Paese delle eccellenze. Una spinta verso il futuro significa sviluppo e lavoro. Promuovere l’innovazione, l’occupazione e le necessarie tutele sociali. Possiamo fare di più. Lo spirito del Natale ci aiuti ad essere tutti più saggi, più attenti non solo alle nostre esigenze ma a quelle “dell’altro”, e della nostra Nazione.