La legge di Bilancio bisognerà leggerla nei dettagli per capire la sua reale portata. E soprattutto bisognerà vedere quanto resisterà all’assalto alla diligenza che, come ogni anno, i parlamentari scateneranno per accontentare i loro clientes. Se, alla fine, il governo eviterà mance e mancette e non cederà alle pressioni di corporazioni combattive, l’impianto resterà quello illustrato da Giorgia Meloni. Si tratterà di un provvedimento equilibrato che non scassa i conti dello Stato, cerca di razionalizzare la spesa a sostegno di famiglie, imprese, aumenta le pensioni minime, poco concede alle richieste di pace fiscale, ma alleggerisce il fisco da cartelle inesigibili.
Aspettarsi un’ampia strategia di rilancio della crescita era forse troppo, viste le poche risorse a disposizione. Il Governo ha cercato soprattutto di attenuare il peso dell’inflazione ed evitare che si possa innescare un meccanismo perverso di recessione unita all’inflazione. È questa la vera linea del Piave che il centrodestra deve difendere a spada tratta. Cruciale sarà il rispetto delle tempistiche per poter beneficiare dei fondi del Pnrr che potranno contrastare gli effetti della congiuntura sfavorevole.
Meloni ha fatto intendere che di più non si poteva fare ma che avendo una prospettiva di cinque anni di governo tante riforme saranno avviate nei prossimi mesi. Alcune di queste sono assolutamente a costo zero, come quella sulla concorrenza che è cruciale per ridare competitività al sistema Paese e alleggerire il costo di una serie di servizi sui cittadini. Vedremo. Se davvero Meloni vorrà segnare una svolta dovrà eliminare le sacche di assistenzialismo, alleggerire il peso di procedure e burocrazie sulle iniziative imprenditoriali, eliminare resistenze corporative tenendo sempre sotto controllo la tenuta del tessuto sociale che sarà sottoposto a dura prova nei prossimi mesi.
Vedremo cosa proporranno le opposizioni. Avanti adagio, sembra essere per ora la parola d’ordine del Governo. Ma presto bisognerà accelerare per recuperare un ventennio di paralisi decisionale.