Tajani invita il Ppe a non chiudere all’Ecr: “All’Italia una vicepresidenza”. Il Premier a Bruxelles vede Orban e Michel
Ursula von der Leyen sembra avvicinarsi velocemente al secondo mandato in veste di Presidente della Commissione europea, sostenuta da una maggioranza solida al Centro tra popolari, socialisti e liberali e quindi “anche senza il sostegno di Giorgia Meloni”, ha tenuto ieri a precisare il Primo Ministro della Polonia Donald Tusk cui ha fatto eco il Cancelliere della Germania Olaf Scholz: “Mai una Commissione con le Destre”. Questo è quanto uscito ieri pomeriggio prima della riunione informale che ha visto ieri di fronte 27 capi di Stato e di governo dell’Ue in quel di Bruxelles, un incontro cruciale per avviare la designazione di chi guiderà la Commissione europea, il Consiglio europeo e il ‘ministero’ degli esteri dell’Ue, rappresentato dall’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza.
Coalizione di Centro
L’ampio sostegno per Ursula von der Leyen proviene da una coalizione di centro che include i tre principali gruppi politici del Parlamento europeo: il Ppe, i Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe. Si tratta di un’alleanza trasversale che garantisce una maggioranza stabile, sufficiente per confermarla senza dover fare concessioni significative ad altri partiti politici.
L’attuale Presidente della Commissione europea per ottenere un secondo mandato dovrà superare sia l’approvazione dei leader dell’Ue, con una maggioranza qualificata, sia quella del Parlamento europeo, che richiede almeno 361 voti su 720 eurodeputati. Secondo i Trattati dell’Ue, la procedura per la designazione del Presidente della Commissione prevede due fasi cruciali. In primo luogo, i Capi di Stato e di governo dell’Uepropongono un candidato, tenendo conto dell’esito delle elezioni europee. Successivamente, è il Parlamento europeo a dover nominare formalmente il Presidente attraverso un voto in plenaria, in programma tra un mese esatto, il 18 luglio.
Gli incontri
Dal punto di vista italiano, ieri il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il Premier dell’Ungheria Viktor Orban. Nel corso del faccia a faccia che si è tenuto all’interno dell’Hotel Amigo hanno esaminato le questioni politiche riguardanti la Destra europea, i compiti futuri per il Consiglio europeo e i piani del Paese magiaro per la sua prossima presidenza di turno del Consiglio Ue. Meloni ha poi tenuto consultazioni con gli alleati dell’Ecr, parlando anche con l’ex Presidente della Polonia Mateusz Morawiecki e il Presidente uscente del Consiglio Charles Michel.
Parla Tajani
Chi rivendica un ruolo apicale all’Italia è il Vicepremier Antonio Tajani che ieri, prima della riunione, non è andato tanto per il sottile: “Ci spetta un Vicepresidente e un portafoglio di grande importanza. Stiamo parlando della seconda manifattura d’Europa, siamo un Paese fondatore, abbiamo un ruolo importante, credo che ci spetti questo ruolo”. Il Ministro degli Esteri ha anche sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo aperto con i Conservatori e Riformisti europei (Ecr): “Il Ppe presenterà due candidature: quella di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione europea e quella di Roberta Metsola come Presidente del Parlamento Ue”, ha dichiarato Tajani che ha ribadito la necessità di includere una varietà di forze politiche nel Parlamento europeo: “Credo che non si possano chiudere le porte ai Conservatori. Una realtà variegata come il Parlamento europeo non può chiudersi in una maggioranza a tre. Bisogna mantenere il dialogo”.
Due casi particolari
Ma ieri a Bruxelles hanno tenuto banco anche due casi ‘particolari’. Il primo legato proprio alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, finita al centro delle polemiche dopo una notizia che la vorrebbe artefice di una decisione atta a rallentare di proposito la pubblicazione di un rapporto ufficiale dell’Ue sul presunto indebolimento della libertà dei media in Italia. Secondo quanto riportato dal portale Politico, alcuni funzionari europei avrebbero rivelato che il report, previsto per il 3 luglio, è stato rinviato fino alla nomina del prossimo presidente della Commissione (18 luglio). Il motivo? Sarebbe quello di evitare tensioni con il governo Meloni cui comunque potrebbe avere bisogno. Insomma, della serie… non si sa mai.
Il secondo caso vede la ferma condanna della Commissione europea nei confronti della simbologia fascista dopo che un’inchiesta giornalistica del portale fanpage ha rivelato comportamenti nostalgici del fascismo tra alcuni membri di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia (FdI). Nel video si vedono alcuni ragazzi che eseguono saluti romani e inneggiano al Duce.