Soddisfatta Giorgia Meloni degli accordi finali raggiunti in tarda serata dal Consiglio europeo, che in particolare hanno portato all’approvazione della tassazione minima delle multinazionali, nuovi sostegni economici all’Ucraina con garanzia sul bilancio UE e approvazione del PNRR ungherese, grazie alla quale è caduto il veto di Budapest al macro-finanziamento a Kiev. “Ritengo che sia un grande successo essere riusciti a sciogliere un nodo politico così importante”, ha commentato il nostro Presidente del Consiglio, secondo la quale è stato decisivo il suo incontro con i Primi ministri di Polonia e Repubblica Ceca a margine del vertice, che hanno di fatto “sbloccato la situazione”. Tra gli incontri bilaterali, Meloni ha nuovamente parlato anche con il Presidente dell’Ungheria, Orban.
In sintesi le decisioni più importanti, in parte inaspettate, dei 27 riguardano il prestito all’Ucraina da 18 miliardi di euro per il 2023, il 9° pacchetto di sanzioni alla Russia, il price cap gas inserito nel Consiglio sull’energia di lunedì prossimo a Bruxelles. “Siamo soddisfatti di essere riusciti a prendere decisioni su tutti i punti in discussione, fra cui numerosi soggetti difficili”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Superata, dunque, anche la brusca frenata della Polonia, a causa del dossier sulla tassazione minima delle multinazionali, che applica un accordo Ocse-G20.
Tra le decisioni più impegnative la risposta all’Inflation Reduction Act americano. Da una parte è stato stabilito di sostenere il “dialogo attivo” con gli americani per difendere gli interessi delle imprese europee, con accordi specifici in deroga alla logica del “buy American”, come è già stato fatto per le imprese canadesi e messicane; dall’altra, il Consiglio ha dato mandato alla Commissione di presentare entro il mese prossimo delle proposte per mobilitare strumenti che sostengano la competitività delle imprese europee nei confronti della concorrenza globale, nei settori strategici e in particolare in quello della “clean-tech”.
Aumentate, poi, le risorse del “Fondo per la Pace” (European Peace Facility) che, avendo finanziato finora il sostegno militare degli Stati membri all’Ucraina, rischiava di restare senza soldi. Anche se non in agenda, è stata affrontata anche la questione della mancata adesione di Bulgaria e Romania all’area di libera circolazione, a causa di un veto austriaco e in parte olandese, nonostante sia stata appena aperta la porta alla Croazia. In questo caso, il vertice Ue si è assunto l’impegno di risolvere tutti i restanti problemi, in modo che l’adesione avvenga nel corso del 2023.
Per quanto riguarda il tema caro all’Italia, quello relativo all’intensificazione dei flussi migratori e dei “movimenti secondari”, in particolare sul fianco Est dell’Ue, è stato deciso di dedicargli una riunione straordinaria, il 9 e 10 febbraio prossimi. Sul piano della difesa e “vicinato” meridionale, si è discusso di un’accelerazione dell’attuazione della “bussola strategica”, di appalti congiunti nel settore della difesa ed è stato concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue.
Infine, il mandato preciso e imprescindibile ai ministri dell’Energia affinché concludano, al loro Consiglio di lunedì 19 dicembre, il complicatissimo accordo sul “meccanismo di correzione” del mercato del gas (il “price cap”), e contestualmente approvino i regolamenti sulla piattaforma di acquisti congiunti del gas, sulla solidarietà fra gli Stati membri in caso di crisi delle forniture e sull’accelerazione delle procedure di autorizzazione degli impianti per le rinnovabili. Il dato sostanziale che manca è la soglia di prezzo massimo che, dopo tre giorni, farebbe scattare il divieto di acquisto del gas sul mercato europeo dei derivati (fra i 160 e i 220 euro per MWh), che l’Italia vorrebbe portare sotto la soglia dei 200 euro. Qualora la Germania e l’Olanda rimanessero ferme sulle loro posizioni, si passerà a un voto a maggioranza qualificata, invece di continuare a cercare “il consenso più ampio possibile”.
I blocchi da parte di più Paesi sulla tassazione minima delle multinazionali sono stati rimossi nel Coreper in parallelo al Consiglio. “Ora è trascritta a livello europeo. È un grande progresso” per l’Unione, ha fatto sapere il presidente francese Emmanuel Macron.